La memoria del cuore – La recensione

Forte del successo ottenuto negli Stati Uniti con oltre 100 milioni di dollari incassati a fronte di 30 milioni di dollari di spese di produzione, arriva anche da noi, il 25 di luglio, il film romantico strappalacrime La memoria del cuore, tratto dalla vera storia dei coniugi Kim e Krickitt Carpenter, che, il 24 novembre 1993, esattamente a 10 settimane dalle loro nozze, furono vittime di un incidente stradale che cambiò le loro vite. Della vicenda ne hanno scritto anche un libro, The Vow.

Page (Rachel McAdams) e Leo (Channing Tatum) sono una felice coppia di sposi innamoratissimi, con vite altrettanto piene di soddisfazioni in campo artistico e vivono nella grande metropoli di Chicago.  Una sera, durante il ritorno da una romantica cenetta, i due rimangono coinvolti in un terribile incidente stradale a causa della forte nevicata e, se Leo ne esce praticamente illeso, così non si può dire invece per Page, che è vittima di un forte trauma cranico, che cancella totalmente dalla sua memoria il marito. Page, mentalmente, è tornata indietro di cinque anni, a quando studiava giurisprudenza e non era ancora diventata un’artista, prima cioè di aver conosciuto Leo e, quando si risveglia dopo vari giorni di coma, si trova davanti uno sconosciuto. I genitori di lei, interpretati da Jessica Lange e Sam Neil, ne approfittano per riavvicinarsi alla figlia, dai quali lei stessa si era allontanata  a causa delle forti divergenze di opinioni sul suo futuro e diventano sempre più oppressivi e invasivi; Page, d’altro canto non riesce a capire il disagio che prova nei confronti dei genitori e soprattutto il motivo del suo abbandono della facoltà di giurisprudenza. Senza considerare il fatto, ben poco piacevole, che lei pensa di essere ancora fidanzata con Jeremy (Scott Speedman), che non ha mai accettato il suo abbandono e ancora la desidera.

Il povero Leo si trova così nell’assurda situazione di dover di nuovo conquistare la donna amata e di recuperare un rapporto che sognava da una vita, ma non si dà affatto per vinto e ricomincia a corteggiare Page, nella speranza che, se si era innamorata di lui una volta, la scintilla possa scoccare di nuovo. La pellicola viene supportata da una splendida colonna sonora, composta dalla britannica Rachel Portman, nota per essere stata la prima donna ad aver vinto l’ Oscar per la migliore colonna sonora, quella del film Emma, del 1996 con l’aiuto del canadese Michael Brook: quello che ne viene fuori è una struggente miscela di sensibilità melodica e strumentale  unita alla durezza della chitarra acustica. Nonostante il film parli di un tema già più volte trattato, quello dell’amnesia d’amore, come nei film 50 volte il primo bacio e One true love, l’esordiente regista Michael Sucsy, riesce comunque a coinvolgere lo spettatore con scene ben scritte, alcune trovate divertenti e momenti appositamente costruiti per commuovere; nella prima parte a funzionare di più è sicuramente una splendida Chicago, magnificamente fotografata da Rogier Stoffers, ma poi è sicuramente la brillante prova recitativa di Channing Tatum a rendere tutta la messinscena credibile, anche se mostra qualche lacuna nell’interazione dei due protagonisti.

La deliziosa Rachel McAdams sembra infatti che stia subendo un preoccupante calo di prestazione, sia come attrice che per quanto riguarda il suo appeal: rispetto alla prova maiuscola fornita in Le pagine della nostra vita qui la trentatreenne attrice canadese appare quasi totalmente priva della dolcezza e del fascino che tanto l’hanno fatta apprezzare. C’è da dire però a sua discolpa che il personaggio di Page, al contrario di quello di Leo, è descritto in maniera piuttosto superficiale, sempre troppo impreciso per poter diventare un carattere ben definito. Il regista ha rivelato di aver avuto in mente da subito Rachel McAdams per il personaggio di Page, mentre non era affatto convinto di affidare il ruolo di Leo ad un attore che finora si era distinto in ruoli d’azione. Un film che si lascia guardare con piacere, grazie ad una sceneggiatura ben calibrata e al vero punto di forza che è sicuramente il basarsi su una storia vera, fatto che sicuramente emoziona e coinvolge lo spettatore. Non sarà certamente ricordato come un capolavoro, ma sicuramente merita la visione.

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