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Bed Time – La recensione

Il nuovo film di Jaume Balaguerò, diventato a furor di pubblico e critica il nuovo maestro dell’horror e del thriller, Bed Time, sarà nelle sale italiane venerdì 27 luglio 2012 in concomitanza dell’uscita dell’omonimo romanzo di Alberto Marini, dal quale è tratto. Sia il libro che il film proiettano lo spettatore in un mondo claustrofobico dove niente di ciò che appare è in realtà come sembra e la figura del protagonista giganteggia come incarnazione di tutti i mali e si nasconde proprio nel luogo da tutti ritenuto più sicuro: la propria casa.  Il solitario Cesar (Luis Tosar) è il portiere di un condominio che tutti ignorano, non ha mai conosciuto nessuna felicità e come unica compagnia ha il cigolio delle porte, il rumore della griglia dell’ascensore e i passi delle persone. L’unica cosa che lo tiene legato alla vita è il pensiero di rendere la vita agli altri insopportabile come lo è per lui, di godere delle disgrazie altrui, inventandosi tutti i giorni stratagemmi per togliere il sorriso di bocca alle persone. Osserva ossessivamente le vite dei condomini e ne carpisce le loro intimità e soprattutto l’atteggiamento radioso e solare di Clara (Marta Etura) irrita particolarmente Cesar che focalizza la sua attenzione su di lei fino ad intrufolarsi nel suo appartamento mentre la ragazza dorme; diventa la persona che più di ogni altra merita la sua crudeltà ed arriva addirittura a sedarla per ingegnare quotidianamente nuove trappole sempre più grandi per distruggerle la vita. Nel film sono completamente assenti elementi soprannaturali o scene di violenza estrema, nonostante ciò lo spettatore rimane per oltre un’ora e quaranta incollato alla poltrona grazie al giovane regista che rivela di aver imparato moltissimo dai grandi maestri dei thriller del passato Alfred Hitchcock a Roman Polanski: memorabile la scena dell’invasione di scarafaggi che sicuramente farà spiccare un salto alle persone più schizzinose.

Jaume Balaguerò dopo “Rec“, abbandona qui lo stile narrativo e realizza un film in base agli schemi classici, creando  l’atmosfera claustrofobica del thriller puro, con una suspence che aumenta spontaneamente scena dopo scena grazie anche alla fotografia cupa di Pablo Rosso. “Tante cose orribili succedono nel mondo mentre dormiamo. Quello che non ti aspetti è che accadano a te. La tua casa, il tuo appartamento, la tua stanza da letto, sono luoghi in cui ti senti sicuro, protetto. Posti in cui abbassi la guardia… perché le cose brutte accadono al di là della porta, o almeno questo è ciò che credi”. Questo è l’incipit del romanzo a cui si ispira il film e l’autore, Alberto Marini ne  è anche lo sceneggiatore, tra l’altro già collaboratore del giovane regista anche come produttore nel caso di “Darkness“. Cesar è un uomo strano e pericoloso, capace di perseguitare gradualmente la sua vittima tormentandola senza che se ne accorga: è uno psicopatico che trae godimento dalle sue malefatte, sa benissimo quello che fa e per questo è ancor più pericoloso. Balaguerò riesce a scavare dentro la personalità del protagonista, facendo entrare lo spettatore, quasi giustificandola, nell’ottica di un maniaco persecutore. A volte invece lo spettatore viene proiettato dalla parte della vittima facendolo soffrire insieme a lei. Sicuramente la scelta degli attori è stata ben meditata; soprattutto il protagonista, Luis Tosar, offre una recitazione magistrale, il che rende ancor più veritiera la storia. Proprio grazie alla sua mimica facciale estremamente espressiva, ai suoi sguardi torvi, sadici e assassini, evidenziati da primi piani molto indovinati, lo spettatore viene catapultato all’interno della storia.

Sicuramente il tema dello stalker casalingo con protagoniste figure femminili tormentate è stato già rivisitato varie volte e agli appassionati del genere verranno in mente soprattutto il recente “– 2-Livello del terrore” o il più vecchio “Quando chiama uno sconosciuto”, ma sicuramente il giovane regista spagnolo è stato più ispirato da un mix dei film di hitchcockiana memoria, proprio per il modo in cui ci presenta la realtà drammatica;  il continuo osservare la quotidianità di Cesar, con occhi irrequieti, indagatori e ossessivi, contribuisce a dare al film un’angoscia ancor più tremenda. Sicuramente una delle pellicole più riuscite di Jaume Balaguerò, che fa del male una cosa che non si può sconfiggere, perchè è celato nell’ombra e l’impotenza e l’abbandono diventano inevitabili. Mi sento di consigliare vivamente la visione del film, anche alle persone più impressionabili, vista anche la scarsa presenza di spargimenti di sangue.

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