Il regista Roman Polanski affronterà un processo in Francia martedì, accusato di diffamazione dall’attrice britannica Charlotte Lewis. La donna lo aveva accusato di aggressione sessuale negli anni ’80.
Processo a Roman Polanski per diffamazione: le accuse di Charlotte Lewis
Polanski, ancora in latitanza dalla giustizia americana per un caso di stupro che coinvolse una tredicenne nel 1977, si trova ora ad affrontare nuove accuse relative ad altre presunte aggressioni sessuali risalenti a decenni fa, tutte da lui negate.
Lewis ha accusato Polanski nel 2010 di averla aggredita sessualmente quando aveva 16 anni durante un casting a Parigi nel 1983, durante la produzione del film “Pirati”. Dopo le sue accuse, altre quattro donne si sono fatte avanti, affermando di essere state abusate dal regista negli anni ’70, tre delle quali quando erano minorenni. Polanski, novantenne, ha sempre negato le accuse.
Nel 2019, in un’intervista a Paris Match, Polanski ha definito le accuse di Lewis “bugie atroci”, citando un articolo del 1999 del tabloid britannico The News of the World in cui Lewis dichiarava di voler essere la sua amante. Lewis ha sostenuto che le citazioni riportate non fossero accurate e ha presentato una denuncia per diffamazione, che ha portato all’accusa formale di Polanski ai sensi della legge francese.
L’avvocato di Lewis, Benjamin Chouai, ha sottolineato che “screditare e diffamare le persone fa parte del modus operandi di Polanski”, mentre l’avvocato di Polanski, Delphine Meillet, ha difeso il diritto del regista di difendersi pubblicamente.
Polanski non sarà presente al processo, e questo avviene in un momento di crescente pressione sul regista in Francia, dove è stato abbandonato come presidente dei César Awards nel 2017 sotto la pressione dei gruppi femministi. Sebbene continui a fare film, Polanski ha mantenuto un basso profilo negli ultimi anni.