Contatore accessi gratis Michael Moore attacca American Sniper: "I cecchini sono codardi"

Michael Moore attacca American Sniper: “I cecchini sono codardi”

Michael-moore-american-sniper-critiche-clint-eastwoodAmerican Sniper, ulteriore perla da aggiungere alla collezione dell’ottuagenario maestro Clint Eastwood, sta riscuotendo ampio successo in tutto il mondo, sbancando botteghini in America ed oltre confine.

Il tema scottante che viene affrontato nella pellicola, che ricordiamo tratta la storia di Chris Kyle, micidiale cecchino americano realmente esistito durante la guerra in Iraq, trova, tra i tanti consensi, una voce fuori dal coro, che sicuramente fa discutere.

Il noto documentarista Michael Moore ha criticato aspramente American Sniper, schierandosi apertamente contro chi definisce “eroe” la figura del cecchino; a quanto pare, questa è una vicenda che lo ha toccato molto da vicino: come si evince dal suo profilo Twitter, infatti, egli stesso dichiara di aver perso uno zio durante la Seconda Guerra Mondiale proprio a causa dello sparo di un cecchino, figura che definisce “codarda” per il ruolo che svolge.

In un primo tweet il regista scrive:“Mio zio è stato ucciso da un cecchino durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci hanno insegnato che i cecchini sono dei codardi. Ti sparano alle spalle. I cecchini non sono eroi. E peggio ancora quando sono invasori.”tweet moore

Mentre in un secondo tweet puntualizza: “Ma se tu sei sul tetto di casa tua a difenderla dagli invasori, che arrivano da un posto lontano settemila miglia, non sei un cecchino, sei coraggioso, sei un buon vicino.”tweet moore

Certamente capibile la posizione del regista americano, ben conosciuto per il suo lato dichiaratamente antipatriottico e tipicamente incline verso una politica di protesta che fuoriesce dai suoi documentari (vedi Fahrenheit 9/11 in cui criticò duramente l’amministrazione del presidente Bush e Columbine, dedicato all’uso delle armi sul suolo americano causa delle troppe stragi nelle scuole, film peraltro vincitore di un Oscar nel 2003 come miglior documentario). D’altronde, visti i precedenti, risultava un po’ difficile un appoggio fazioso di Moore nei confronti di un film in cui la società americana ne esce sicuramente vittoriosa.

Del resto, sin dall’inizio, lo stesso Eastwood era consapevole di affrontare un tema così delicato e scottante, così come naturali possono rivelarsi gli strascichi di polemica successivi alla pubblicazione del film, seppur sia un lungometraggio tecnicamente perfetto. Il grande orgoglio patriottico degli americani è un argomento che fa e farà discutere per sempre, ancor più se nell’atto celebrativo è coinvolta una figura come quella di un infallibile cecchino Kyle, trasformato forse in un eroe di guerra fin troppo lodato.

Articolo di Davide Orlando

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