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David Lynch Factory Photographs

David Lynch a porte chiuse per Factory Photographs

LYNCHmast “Ho avuto una specie di visione quando ho scoperto la storia di Elephant Man, e qualcosa dentro di me è scattato, sapevo che dovevo girare questo film. Io vengo da Missoula, non è mia abitudine presentare i miei film, buona visione”.

Con questo discorso, David Lynch ha presentato il suo storico lungometraggio Elephant Man all’interno dell’auditorium del MAST  di Bologna (manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia). Un’introduzione breve e concisa, che ha lasciato il pubblico dell’incontro a porte chiuse davvero senza parole. Nessuna aggiunta, nessuna intervista, divieto di fare foto, questo perlomeno finché lo stravagante regista non si è fermato a fumare una sigaretta, lì è stato preso d’assalto dai 150 studenti del corso di Cinema Dams e dagli Amici della Cineteca di Bologna, che hanno potuto entro un certo limite, farsi autografare ogni tipo di cimelio: da preziosi cofanetti di Twin Peaks a tesi di laurea.

Insomma una vera apparizione, questa di Mr. Lynch, ma ciò che rimane invece è la mostra fotografica Factory Photographs, in anteprima nazionale. 111 fotografie, 3 cortometraggi e un’installazione sonora, il tutto realizzato dallo stesso regista, a testimonianza della sua passione “quasi ossessiva per comignoli, ciminiere e macchinari, per l’oscurità e il mistero.” Dal 17 settembre al 31 dicembre 2014, lo spazio del MAST si aggiudica un’esposizione di reale interesse, pronta a richiamare l’attenzione di migliaia di visitatori.

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Protagoniste delle foto sono le fabbriche, fotografate a pellicola in bianco e nero, dagli anni ’80 ai 2000. Un racconto visivo che narra una storia, quella dell’industrializzazione, quando le fabbriche erano il prestigio della società e vincenti nelle produzioni manifatturiere; ciò che ne rimane sono luoghi desolati, avvolti in atmosfere indefinite, periferiche. Berlino, Polonia, Inghilterra, New York, Los Angeles e New Jersey compongono un quadro storico riportato in 30 anni di scatti, che paiono quasi carboncini disegnati a mano, come se la polvere di quei luoghi fosse scesa lentamente sul negativo fotografico.

L’esposizione è curata da Petra Giloy-Hirtz, in collaborazione con MAST e The Photographers’ Gallery. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito ufficiale www.mast.org

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