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Roberto Benigni chiude la Festa del Cinema di Roma e promette “un film dall’allegria sfrenata”

Roberto Benigni chiude la Festa del Cinema di Roma e promette un "film dall'allegria sfrenata"Dopo la cena da Barack Obama, Roberto Benigni ha trovato il tempo di volare a Roma per chiudere la Festa del Cinema. L’incontro è durato un’ora e mezza e l’attore ha sfruttato l’occasione per descrivere tutti i “giganti” conosciuti nell’arco della sua carriera.

I “giganti” secondo Roberto Benigni

Federico Fellini era uno che ti portava sempre nella periferia del cuore ma mai davvero dentro, Michelangelo Antonioni non poteva fare a meno di girare film belli, Terrence Malick gli ha proposto di fare il diavolo in un film che vorrebbe girare su San Pietro (e il progetto, per quanto complesso, potrebbe ancora realizzarsi).

Grande la commozione quand’è venuta la volta di parlare di Massimo Troisi:

“Abbiamo fatto ‘Non ci resta che piangere’ per puro divertimento, io perchè c’era lui e lui perchè c’ero io”.

Di Totò ha ricordato l’incredibile abilità nel non capire mai fino in fondo chi ci fosse dietro la maschera, di Jim Jarmusch la spontaneità con la quale hanno cominciato a frequentarsi fino alla partecipazione – con Nicoletta Braschi – del suo primo film in America (Daunbailò, del 1986). Sì, Nicoletta Braschi. Di lei ha detto “è stata una benedizione”. E non solo:

La commedia senza la presenza femminile è come la vita a metà. L’ingresso di Nicoletta Braschi nella mia vita ha segnato il passaggio dalla farsa alla commedia. […] Nicoletta mi ha insegnato che quello dell’attore è un grande lavoro e un grande studio.

Quanto ai film, La vita è bella gli ha permesso di ricevere un abbraccio davvero inaspettato dal mondo intero. Subito dopo è arrivata La Tigre e la Neve e poi una lunga assenza dal grande schermo. Il motivo? Ha sfruttato la popolarità acquisita negli anni per trasmettere la poesia di un altro poeta: Dante. Ma il suo rapporto con il cinema non è si è affatto concluso. Il premio Oscar ha infatti espresso un desiderio fortissimo: quello di fare un film di un’allegria sfrenata.

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