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La solita Commedia – Inferno: Conferenza stampa con Biggio, Mandelli e il cast

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Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, dopo aver calcato il palco di Sanremo, tornano al cinema. Abbandonati I Soliti Idioti, la coppia propone come terzo film La solita Commedia – Inferno, incentrata sulla catalogazione per opera di Dante dei vizi moderni che affliggono l’umanità. Biggio e Mandelli sono nuovamente autori della sceneggiatura assieme a Martino Ferro, come per i film precedenti, ma stavolta i tre vestono anche il ruolo di registi. Biggio, Mandelli e Ferro hanno presentato il lungometraggio assieme agli altri componenti del cast: Gianmarco Tognazzi, Tea Falco e Daniela Virgilio. Ecco dunque la conferenza stampa a cui abbiamo preso parte.

Sono i nuovi Mostri (I Mostri, film del 1963 diretto da Dino Risi e interpretato, fra i tanti, da Alessandro Gassman e Ugo Tognazzi nda)?

Fabrizio Biggio: Questa è una domanda che ci onora. Sicuramente I Mostri è un nostro modello. Penso che quello che ci accomuna, senza fare paragoni, è lo stesso spirito, cioè la voglia di raccontare l’Italia e gli italiani, la gente comune. Nel nostro film infatti non ci sono politici o personaggi famosi. Come ne I Mostri, c’era quella voglia di raccontare le mostruosità degli Italiani, dicendo che un piccolo mostro cova in ognuno di noi.

La canzone finale (versione originale di Vita d’inferno, brano portato dai due attori a Sanremo nda) ricorda alcune cose di Cochi e Renato degli anni ’70.

Francesco Mandelli: Questa conferenza stampa inizia nel migliore dei modi perché spondei riferimenti altissimi. Come diceva Fabrizio, è chiaro che quando uno fa questo mestiere, si nutre di tante cose e tra i nostri riferimenti c’è sicuramente il duo Cochi e Renato, c’è sicuramente la Scuola della comicità milanese e anche Jannacci. Sicuramente non c’è da fare un paragone, noi cerchiamo di raccontare l’Italia come facevano loro. Ma non voliamo scomodare nessuno di questi mostri sacri. Noi stiamo cercando di andare avanti, cercando anche il nostro stile. Diciamo solo che se uno non vuole vedere la solita commedia, va a vedere La solita Commedia.

Nel vostro film si ride, ma raccontate comunque temi tosti, perché i messaggi dietro comunque ci sono, come nella scenda dell’interrogatorio dei poliziotti.

FB: Sì, cercare di raccontare argomenti tosti con una certa leggerezza, perché lo scopo è quello di far ridere e la leggerezza quindi è importante, altrimenti diventa pesante. Anche se alcuni ci hanno detto che un po’ di ansia gli era venuta, perché all’inizio ridi, ma poi pensi: “Ma anch’io faccio davvero così?”.  Per la scena dei poliziotti, a noi piace far ridere, ma anche provocare, dare un po’ fastidio in modo, cerchiamo, intelligente.

FM: Noi non vogliamo sicuramente far passare il messaggio che tutta la polizia sia così, ma queste cose le leggiamo sui giornali. A volte si dice: “No, di questo non si può scherzare, è una roba troppo seria.” E invece secondo me la libertà è poter scherzare su cose che magari a volte sono serie e anche drammatiche. Anche l’idea di un Dio che è indaffarato, che ha mille casini, che è un po’ in confusione. A noi piaceva immaginarcelo così, un po’ più umano. Ci hanno chiesto se abbiamo paura delle polemiche dei cattolici, ma il semplice fatto di metterli in scena presuppone che tu creda che esistano.

Presuppone un seguito? Purgatorio e Paradiso?

FM: Beh, questo chiediamolo a Lorenzo (Mieli, co-fondatore di Wildside, casa produttrice del film nda).

Lorenzo Mieli: Ne parliamo dopo che sarà uscito il primo.

FB: Sempre a pensare ai soldi! (ridendo) No, invece volevamo ringraziare Wildside, perché dopo I Soliti Idioti eravamo un po’ spaesati. E poi è arrivato questo omino che ci ha provocati e così, dopo aver raccontato i piccoli tic degli italiani, abbiamo deciso di raccontare direttamente i grandi peccati. E da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, ci hanno lasciato una libertà totale. Io non so in Italia quanti riescano a lavorare così.

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Ci parlate un po’ dei riferimenti cinematografici che avete voluto inserire?

Martino Ferro: Mi viene in mente un altro film che non abbiamo nominato che è Made in Italy di Nanni Loy.

FM (applaudendo): Questo è un vero riferimento.

MF: Poi dentro al film, ci sono tante citazioni che ci son venute spontanee: da Terminator a Trainspotting. La nostra idea però non era fare citazioni per il gusto di farle, ma di inserirle nelle scene comiche.

Nel film ci sono molti oggetti obsoleti, come il telefono a gettoni e la macchina da scrivere. Contenendo il film una condanna all’essere sempre collegati, sempre connessi ed essendo voi relativamente giovani, dobbiamo prenderla come un J’accuse del mondo informatico?

FM: Sicuramente non c’è mai una condanna. Noi non esprimiamo un giudizio quando rappresentiamo delle cose. Noi le mettiamo in scena. Poi, secondo me, si stava meglio quando si stava peggio. So che è una banalità, ma ormai sapete che io sono banale. Secondo me è diventata una nevrosi. Non è sbagliata la tecnologia, ma l’abuso sicuramente ci fa male. Io trovo che un tempo le cose fossero più belle: dalle case alle macchine, al modo in cui comunicavano le persone.

FB: Per gli oggetti obsoleti, volevo dire che li abbiamo messi anche perché sono belli. E poi ci piaceva che l’Inferno fosse rimasto un po’ indietro rispetto alla tecnologia. La nostra paura è proprio che ci sia questa bruttezza che avanza, come se fosse voluta da qualcuno, perché il brutto costa meno e ti fa guadagnare di più.

Chi vedreste a capo di un Ministero della Bruttezza?

FB: Quelli più brutti che mi vengono in mente sono Gasparri, Alfano e Salvini, che porta la barba per sembrare interessante ma secondo me è proprio brutto. Ma sono passibile di denuncia così? No. È un’opinione.

FM: Secondo me non lo sapremo mai, perché come dice Gianmarco Tognazzi nel film, lavorano nell’occulto. Per cui potrebbe essere tra noi. (risata malvagia)

Con I Soliti Idioti avete chiuso?

FM: Guarda, purtroppo noi non riusciamo a scrivere a tavolino, perché non hai più voglia. La sincerità nei confronti del pubblico, secondo me, premia sempre. È inutile raschiare il fondo del barile. Tant’è vero che ci era stato proposto caldamente di fare un terzo film de I Soliti Idioti e la scelta più difficile vi assicuro che era non farlo. Noi avremmo potuto andare avanti, fare il terzo film ed essere qui a parlare di Ruggero e Gianluca. Diciamo che è più difficile rimanere in questo mondo che entrarci; è più difficile durare che arrivare, fare qualcosa di nuovo e poi scomparire nel nulla. Quindi l’idea era quella di mettersi nuovamente alla prova.

Quale dei peccati mostrati nel film odiate di più?

FB: Mi ripeto, ma dico i Seminatori di Bruttezza. Viviamo in uno dei Paesi più belli del mondo, il Paese più bello del mondo, ed è un delitto aprire sale slot in città così belle. Quelle insegne brutte, quelle vetrine brutte, quei centri massaggi, che poi io frequento ma non è quello il discorso (ride). No, scherzo. È davvero un delitto.

FM: Sono d’accordissimo con lui. Infatti quella parte del film arriva alla fine, proprio perché è un’escalation di peccati.

Non è un film un po’ maschilista?

FB: Questa è un’osservazione giusta, nel senso che essendo noi tre maschi, è difficile entrare nel mondo femminile. Per questo motivo però, sembra stupido, ma abbiamo scelto una montatrice donna, perché alla fine il montaggio, che è una parte essenziale del film, venendo come ultima rotella del meccanismo e vedendo le reazioni al film di una donna abbiamo cercato di limitare questo maschilismo, che però non è maschilismo, ma forse solo una mancanza nostra di non interpretare completamente il mondo dal punto di vista di una donna. Però abbiamo fatto Gesù donna, più di così.

FM: Ma infatti, in realtà, è un po’ il contrario. È molto femminista, perché le donne peccano pochissimo. Sono davvero delle sante, da un certo punto di vista.

Tra cent’anni si studierà Vasco Rossi e non Dante? No!

FB: Ma perché no? Questa è una provocazione per dire… Renzi, porca miseria, io ho mia figlia che ha 6 anni e ha appena iniziato la scuola elementare. Mi hanno detto che il programma è lo stesso di 30 anni fa. Io dico, va bene per alcune cose, ma bisogna aggiornare, raccontare cose che poi veramente ti serviranno. E questa staticità della scuola italiana, a me spaventa.

FM: Sai cosa? L’uomo comune, purtroppo, non pensa più a Dante. Per l’uomo comune, il Sommo Poeta è Vasco Rossi, perché la sua vita è raccontata da Vasco. Nella sua autoradio, sente Vasco, non sente le letture della Divina Commedia. Purtroppo o per fortuna, questo decidetelo voi.

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Tea Falco, parlaci di questo Gesù donna.

Tea Falco: Gesù forse è un po’ donna, nell’iconografia classica. Non voglio essere blasfema con questo, ma un Gesù donna è anche finalmente una rivalsa femminista, perché la Chiesa è sempre stata un po’ maschilista. Interpretare Gesù è stato fantastico.

Tognazzi, come si è trovato come Ministro della Bruttezza e in questa gabbia di matti?

Gianmarco Tognazzi: Il mio percorso con Fabrizio e Francesco inizia con gli sketch, a cui partecipavo. Al di là dell’amicizia, c’è un divertimento continuo. Ho fatto con loro i primi due film e non potevo mancare al terzo. Poi, io sento di averli stimolati verso questo percorso, perché quando loro mi parlarono dell’idea de I Soliti Idioti, io gli ho detto che la formula a episodi a me ha sempre ricordato, portato ovviamente in una chiave completamente diversa e non è un termine di paragone, quello che per me è stata una cosa molto familiare ovvero I Mostri. Già vent’anni fa, io avevo la volontà con Alessandro Gassman di fare i figli dei Mostri che aveva una certa attinenza con quello che poi Biggio e Mandelli hanno fatto, che è una critica a certi difetti della società. E io gli dissi, ma perché non lo raccontate a episodi? Quindi sento di averli stimolati nella vita privata, nell’amicizia e poi, al di là del lavoro, c’è uno scambio continuo; perciò quando mi hanno proposto di fare questo e quest’altro… diciamo che, citando ciò che dico nel film, è un film che “accatuto tassolo”.

Di tutti i vizi raccontati nel film, quale considerate il peggiore?

GT: Non ce n’è uno in particolare. Credo che la forza del film sia proprio che riesce a identificare in maniera grottesca… lo voglio ripetere perché poi non si dica che faccio il paragone con I Mostri, ma con le dovute differenze, con i tempi cambiati e una società cambiata, c’è quel tipo di ispirazione. Qui, in chiave grottesca, mi sembra che si vadano a trovare tanti difetti dei nuovi vizi che la società ha individuato. Non so quale mi dia più fastidio, ma io personalmente mi rivedo di più nel dipendente dal telefonino. Non perché sia veramente dipendente, ma perché oggi come oggi, la nostra vita molto caotica fa sì che il telefonino possa servire sia per lavoro che per altro e quindi finisce che tu stai praticamente continuamente con la capoccia là dentro. Non so se sia il peggiore, perché forse quello che trovo più brutto è il Ministro della Bruttezza, che decide che bisogna portare ancora più in basso il nostro senso critico e la nostra capacità di distinguere il bello dal brutto.

Daniela Virgilio: Sono d’accordissimo sul Ministro della Bruttezza. Io vorrei aggiungere che, nella scena molto semplice della coda al supermercato, quando Fabrizio ruba il posto a Francesco, il succo del discorso è il rispetto. Allora lì bisogna ricordare che esiste il nostro spazio e quello dell’altro. In un’epoca in cui, tra Internet e foto rubate, è molto facile dire o dedurre cose, rubare lo spazio dell’altro…

TF: È una distrazione. Siamo distratti da tutta la tecnologia, stiamo sempre lì con il telefonino.

DV: Ma non è solo distrazione. Ci prendiamo la licenza di andare oltre il nostro limite.

TF: In quella scena, inoltre, c’è un dialogo che mostra le frasi di circostanza che si dicono, cose che succedono comunque a tutti, credo. Ed è brutto, perché è come se non avessimo niente da dirci o avessimo paura dell’altro. Per quello che ho visto io de La solita Commedia, io ho pensato che in qualche modo potesse essere La Grande Bellezza però in chiave comica, raccontando entrambi gli stereotipi umani.

GT: Si poteva chiamare La Grande Bruttezza.

E con questo singolare paragone, si conclude la conferenza stampa de La solita Commedia – Inferno. Il film, scritto e diretto da Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli e Martino Ferro, arriverà nelle sale il 19 marzo. Il cast comprende, oltre ai due soliti idioti, anche Giordano De Plano, Tea Falco, Marco Foschi, Walter Leonardi, Paolo Pierobon Gianmarco Tognazzi e Daniela Vigilio. Il film è prodotto da Wildside e distribuito da Warner Bros. Pictures.

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