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The Way Back – La recensione in Anteprima

the way backNonostante sia stato girato nel 2010, esce nelle sale italiane venerdì 6 luglio il nuovo film di Peter Weir, con protagonisti Colin Farrell e Ed Harris. Ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale in un campo di lavoro siberiano, racconta la storia di alcuni fuggitivi, attraverso lande desolate e terre selvagge. Un giovane tenente dell’esercito polacco, condannato a 25 anni di lavori forzati, assieme ad un americano, un attore, un criminale russo, un polacco che soffre di una rara malattia che lo rende praticamente cieco la notte, un sacerdote lettone, un ragioniere jugoslavo ed un ragazzo, organizza un’evasione dal lager.

The Way Back è basato su un libro di Slavomir Rawicz intitolato “The long walk”, che tratta del trasferimento dello stesso autore in un lager siberiano da dove due anni dopo, con la complicità di sei compagni, organizzò la fuga attraversando la transiberiana e camminando per 6.500 chilometri. La fuga ha inizio in una notte di tempesta e le guardie non fanno niente per trattenerli convinti che non riusciranno a resistere al freddo e alle intemperie.

Ma la tempesta sarà solo la prima di una serie di interminabili prove che il gruppo dovrà superare e che per mesi sarà unito solo dalla disperazione e da un ritrovato senso dell’amicizia, con qualsiasi clima e paesaggio, dalle foreste siberiane, al deserto del Gobi, all’Himalaya, mangiando radici commestibili e cercando di sopravvivere ai predatori a due e a quattro zampe. Infatti il freddo e la fame fanno subito le prime vittime, poi il gruppo si avvicina al confine, e incontra una ragazza orfana in fuga che si unisce a loro. Ma il cammino per la tanto sospirata libertà è ancora molto lungo perchè anche i territori che stanno percorrendo nel frattempo sono finiti in mano alla dittatura comunista. Peter Weir, regista di capolavori come Master and Commander, The Truman Show e L’Attimo Fuggente, omaggia innanzitutto la natura offrendo scorci di panorami pazzeschi durante la mirabolante fuga dei sette uomini.

Il punto era creare un film di vera avventura senza montaggi ipercinetici e senza uso del CG, per questo è stato girato in luoghi esotici: l’Himalaya indiano, il deserto del Sahara e le foreste della Bulgaria. Il film, indipendente e finanziato in parte dal National Geographic, è rimasto a lungo senza distribuzione e negli Stati Uniti ha incassato meno di 3 milioni di dollari, mentre ne sono stati spesi ben 30. I due attori più famosi, Ed Harris e Colin Farrell sono come sempre bravi e forniscono interpretazioni in linea ai loro personaggi “tipo”: forse meglio il primo, perché ormai Colin Farrell essendosi specializzato in ruoli da “cattivo”, risulta più o meno sempre uguale sia che faccia il criminale inglese, russo o irlandese. Nel romanzo a cui si ispira il film, in realtà, il soldato polacco organizza solo la fuga, ma non vi partecipa, e la storia è basata sui racconti di alcuni dei sopravvissuti all’impresa.

L’inizio del film riporta alla mente uno dei classici del regista russo Andrej Koncalovskij  “A 30 secondi dalla fine”, mentre lo svolgersi avventuroso e drammatico richiama l’ altro classico “L’Urlo dell’Odio”, ma qui il regista riesce a non stancare mai posizionando gli eventi in successione ad hoc lungo la trama rendendo il tutto molto credibile. The Way Back è praticamente un film perfetto, con una fotografia sontuosa che ci mostra paesaggi meravigliosi e incontaminati, una colonna sonora avvolgente e mai invadente, personaggi ben caratterizzati e ognuno con la sua propria identità mai prevaricante sull’altro e una regia molto attenta e pignola che conferma Weir tra i mostri sacri del cinema mondiale. Unica pecca è l’impressione che la produzione abbia imposto diversi tagli, perchè alcuni passaggi temporali appaiono piuttosto netti e sembrano tagliati con il coltello, ma a questo si potrà ovviare quando il film uscira per l’home video. Quello che abbiamo è un gran film che sa di antico, cosa che al giorno d’oggi non si trova facilmente.

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