Contatore accessi gratis Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

Uwe Boll

Fino a qualche anno fa, il poco ambito titolo di peggior regista mai esistito era saldamente legato al nome di Edward D. Wood Jr., meglio noto come Ed Wood.

Forse non tutti sanno che il personaggio reso noto dall’omonimo film del 1994 di Tim Burton, interpretato dall’istrionico Johnny Depp, non è stato partorito dalla fervida fantasia del maestro delle favole dark ma è uscito dalla vita reale.

Uwe BollEd Wood è adesso considerato uno dei padri dei b-movies, forse ingiustamente preso di mira dalla critica anche per la sua passione per i vestiti da donna. Wood, infatti, era un crossdresser e apprezzava in modo particolare i golfini d’angora destinati alle signore.

Detto questo, la sua discutibile opera è stata decisamente rivalutata nel corso degli anni e ci auguriamo che la storia sarà clemente anche con il regista del quale mi appresto a parlare.

Signori e signore, immaginate un redivivo Ed Wood mentre passa il testimone ad un nuovo, discusso, campione: Uwe Boll.

Classe 1965, Boll nasce nella Germania dell’Ovest e decide di dedicarsi al cinema a soli dieci anni, guardando Marlon Brando in “Gli Ammutinati del Bounty” (1962).

Dopo aver realizzato due lungometraggi “seri”, se mi passate il termine, quali “Blackwoods” (thriller dai risvolti paranormali) del 2001 e “Heart of America” (dramma che affronta la tematica del bullismo e delle sparatorie in stile Columbine High School) girato l’anno seguente, Boll si dedica alla sua grande passione, la trasposizione sul grande schermo di videogiochi più o meno famosi.

Saranno proprio questi film a sancire la fama del regista, nel bene e nel male. Soprattutto nel male, oserei dire…

Al di là della sua opera cinematografica il nostro si è distinto anche per il carattere non esattamente affabile. Stanco delle critiche rivolte alle sue numerose, discutibili fatiche registiche, nel Giugno 2006 Boll sfidò i suoi più acerrimi nemici critici ad una sfida, non di parole, bensì di boxe. I cinque ignari giornalisti accettarono e vennero sconfitti, con grande soddisfazione dell’iracondo regista tedesco. Tra le sfide lanciate nell’etere ricordiamo anche quella a Quentin Tarantino, e, recentemente, a Michael Bay, colpevole di aver affermato d’infischiarsene del suo collega europeo.

Nell’Aprile del 2008, il quotidiano britannico The Guardian pubblica un articolo nel quale Boll afferma che si ritirerà se verranno raccolte 1 milione di firme tramite una petizione. La petizione in questione è arrivata, per il momento, a meno di 400,000 mila adesioni che sono comunque un bel traguardo. Forse gli amanti del cinema stanno cercando di lanciare un messaggio al regista…

Detto questo, ecco a voi i Terribili Cinque di Uwe Boll, ovvero film così brutti che sarebbe un delitto non vederli…

1 – Far Cry (2008)

Ispirato all’omonimo sparatutto in prima persona sviluppato dalla Crytek e pubblicato dalla Ubisoft nel 2004, il film, udite udite, non venne accolto bene né dalla critica né dal pubblico. Ad interpretare il ruolo del protagonista, l’attore tedesco Till Schweiger/Jack Carver, un membro delle Forze Speciali incaricato di scortare una giornalista sull’Isola di Cabatu, in Micronesia. La bella, come da tradizione, viene rapita. La cosa non sembra toccare particolarmente Carver, senonché la sua barca esplode e si ritrova costretto a prolungare il soggiorno sulla misteriosa isola dove, come scoprirà a sue spese, vengono creati soldati geneticamente modificati. Adesso, io non ho idea di come fosse il videogioco ma, con tali premesse, nemmeno Spielberg sarebbe riuscito a girare un film decente…

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

2 – In the Name of the King (2006)

Costato ben 60 milioni di dollari, questo piccolo capolavoro fantasy è liberamente ispirato alla saga videoludica Dungeon Siege e vede come protagonista l’eroe dei film d’azione, Jason Statham (sobh…) affiancato da attori del calibro di Ray Liotta, Burt Raynolds, Ron Perlman, John Rhys-Davies (perché, Gimli, perché?) e dalla bella Leelee Sobieski. In un mondo altro, dominato dalla magia, si snodano le vicende dei personaggi e, onestamente, anche qui l’originalità latita: c’è l’eroe che non vuole essere l’eroe, la bella in trappola, il mago cattivo e chi più ne ha più ne metta… In questo caso, però, avendo avuto la fortuna di cimentarmi con il videogioco e la sfortuna di vedere il film, posso dirvi che la pellicola ha ben poco a che vedere con l’originale e capisco per quale motivo, fan ben più accaniti di me, vorrebbero appendere lo scalpo di Boll accanto alla loro collezione di spade…

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

3 – House of the Dead (2003)

Altro giro, altro regalo ed ecco a voi uno dei film più brutti mai girati. Ispirato, pure questo, all’omonimo videogame della SEGA, il film venne inserito dal sito Rotten Tomatoes tra i 100 peggiori lungometraggi degli anni 2000 e, nonostante IGN Movies, diede alla pellicola ben tre stelle su cinque, definendola un apprezzabile b-movie, la SEGA tagliò definitivamente i ponti con Uwe Boll. Ammetto di aver giocato ad House in sala giochi, apprezzandolo molto, mai di non aver mai visto il film, scoraggiata dai trailer. Però, amando follemente tutto ciò che riguarda gli zombies, penso che mi farò coraggio e guarderò “House of the Dead”, se non altro per dare un ultimo, doveroso, saluto, ai miei ricordi d’infanzia…

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

4 – Alone in the Dark (2005)

Il videogioco dal quale prese le mosse questo ennesimo capolavoro del cinema, è stato il capostipite dei survival horror e la sua prima uscita risale addirittura al lontano 1992. Ispirata alle opere di H.P. Lovecraft, la serie è composta da sei giochi, l’ultimo dei quali uscito nel 2008. Nella trasposizione cinematografica, a vestire i panni dello storico protagonista, Edward Carnby, è l’attore caduto in disgrazia, Christian Slater, al cui fianco compaiono la bionda e forse non indispensabile, Tara Reid e l’ormai scomparso (dagli schermi) Stephen Dorff. So di ripetermi, ma per l’ennesima volta, il film non riesce neanche lontanamente a ricreare le atmosfere cupe e sinistre dell’opera videoludica. Mi ricordo, a tal proposito, che quando giocavo ad Alone ero talmente spaventata che per andare avanti dovevo togliere l’audio del pc… Il film, al massimo, strappa sbadigli, di certo non urla di terrore.

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

5 – Postal (2007)

Uscito nel 1998, il gioco ebbe un discreto successo e conquistò pubblico e critica. Così non fu, ovviamente, per il film che Uwe Boll ne trasse. Chi l’avrebbe mai detto… Nella pellicola, il “tizio della Posta”, decide di lasciare la cittadina nella quale vive, Paradise (Arizona), in seguito al tradimento della moglie e fin qui, niente di strano. Ma l’imponderabile è dietro l’angolo e si dà il caso che proprio in quello sperduto paese americano, si nascondano Bin Laden e i suoi seguaci (gulp…) e… il resto è folle. In un mix tra fantapolitica e demenza, s’intrecciano i destini della polizia locale, dei terroristi e di Bush e come se non bastasse, parte delle vicende si svolgono in un parco a tema nazi chiamato Little Germany il cui proprietario non è altri che lo stesso Uwe Boll al quale vengono fatti saltare i genitali con un colpo di pistola. Non avete capito nulla? Bene, nemmeno io… Il gioco venne additato per l’eccessiva violenza e non ho idea se sia rimasto qualcosa dell’idea originale (pazzia del protagonista a parte), in questo inestimabile gioiellino di celluloide. Se c’è qualche esperto tra voi, attendo spiegazioni…

Uwe Boll: pessimo regista o genio incompreso?

Questo giro di giostra nell’insensatezza si è finalmente concluso ma la bruttezza delle pellicole citate, non toglie che, nei (pochi) momenti di lucidità artistica, Uwe Boll abbia dimostrato di non essere un regista tanto esecrabile. Basta pensare a “Stoic” (2007), crudo lungometraggio con l’ex bambino prodigio Edward Furlong, ispirato ad un crudo fatto di cronaca carceraria e uno dei film più belli girati da Boll.

Non posso rispondere all’annosa domanda posta nel titolo dell’articolo ma mi viene da pensare che Boll provi un sadomasochistico piacere a proporre al pubblico queste opere. Sadico perché, sebbene affermi di amare i videogiochi, spesso questo amore non traspare nel suo lavoro, anzi, e masochistico perché sembra provare gusto a farsi criticare solo per poi aver modo di sfogare il suo caratteraccio.

Sebbene chi scrive apprezzi certi film di serie Z, Uwe Boll e il suo operato rimangono tuttora un mistero…

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