Contatore accessi gratis Alan Rickman: "Nei giovani mai motto più giusto di Be Different"

Alan Rickman: “Nei giovani mai motto più giusto di Be Different”

Alan Rickman: “C’è bisogno di speranza, c’è bisogno di Be Different”

Giunto alla sesta giornata, il Giffoni Film Festival vede come protagonista Alan Rickman, lo schivo cattivo, ma dal cuore tenero di Harry Potter: il professor Piton! E’ così che Alan Rickman si apre ai fans riuscendo a parlare del futuro di Harry Potter, del suo vissuto sul set, della convivenza con gli ormai adulti protagonisti del film, e non si lascia sfuggire una paternale ai giovani verso il futuro: Be Different è giusto, come nel cinema c’è bisogno di cambiare!

Il nuovo film “‘A Little Chaos’ è pronto e chiuderà il prossimo Festival di Toronto, io interpreterò Luigi XIV, il Re Sole’. Alan Rickman, ospite oggi del Giffoni Experience, abbandonati i panni del Professor Piton nella saga di Harry Potter, parla del suo prossimo film che lo vede regista oltre che attore. Nel cast Kate Winslet, Stanley Tucci e Matthias Schoenaerts. “Per terminarlo ci sono voluti 18 mesi di lavorazione -spiega l’attore inglese- Il film viaggia su un doppio binario tra realtà e fantasia. Al centro della storia c’è la costruzione della splendida fontana della Reggia di Versailles. Per il progetto viene scelta l’architetto Sabine De Barra, interpretata da Kate Winslet, una donna. Una scelta fatta per il film perchè ovviamente sarebbe stato impossibile all’epoca. L’architetto si troverà a fronteggiare le fitte trame politiche e maschiliste della corte”. “Dietro il film però c’è molto altro -precisa Rickman- è anche un film femminista, scritto da una donna, Allison Deegan, contro la visione della donna considerata solo come oggetto. Ma è anche una bellissima storia d’amore. C’è stato un grande sforzo produttivo, non tornerò presto dietro la macchina da presa”. Oltre al lavoro, Rickman a Giffoni racconta anche della sua vita privata, facendo pensare ad affinità con la situazione di Harry Potter: “Ho perso mio padre ad 8 anni, mi sentivo diverso rispetto ai ragazzi che vivevano una situazione ‘normale’. Poi sono stato in una scuola che incoraggiava la differenza, ci spingevano a studiare materie totalmente diverse tra loro come l’arte e la fisica. Imbattermi in questi studi mi ha aiutato”. E, tra impegni prossimi e successi già consolidati, parla anche della saga più famosa che l’ha visto tra i protagonisti: “Per Harry Potter abbiamo girato 7 settimane l’anno, non mi rendevo conto di quanto Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint nel frattempo crescessero. Ad un tratto li ho ritrovati 22enni. Oggi è un miracolo che siano sani di mente, per loro, semplici ragazzi, è stata una mole di lavoro incredibile”. Ci sarà un seguito di Harry Potter? “Io davvero non lo so, ormai sono morto -scherza riferendosi alla morte del suo personaggio, Piton, in ‘Harry Potter e i doni della morte’- Non era un personaggio totalmente negativo, ogni sua mossa era dettata dall’amore”. Nonostante il successo in Harry Potter, in 20 anni di carriera ha interpretato ruoli diversi e ricorda che “uno dei personaggi più complessi è stato quello di Ronald Reagan in ‘The Butler’. Anche se non sono d’accordo con la sua politica, devo ammettere che aveva tante qualità, è stato molto amato alla Casa Bianca, ed è difficile giudicarlo”. Remota la possibilità di imbattersi a breve in un altro soggetto per ragazzi: “Mi è stato offerto uno script che ha come protagonista un teenager ma ancora non ho deciso. A dire il vero io spingo verso gli attori più vecchi, quelli della mia categoria, i giovani ci stanno buttando fuori”, scherza Rickman. Nel futuro prossimo c’è il film “Una promessa”, produzione franco-belga diretta da Patrice Leconte con Rebecca Hall, in uscita il prossimo 18 settembre. Più avanti il teatro: “Ci tornerò presto, è la mia religione -dice-. In un mondo dove i giovani sono sempre con la testa abbassata sui telefonini, sempre ingabbiati nei giudizi continui dei social network, sempre sotto pressione, festival come questo di Giffoni sono importanti, perchè ridanno loro il senso del potere che posseggono. Sono molto impegnato nel fare training ai giovani attori. Dico loro di non pensare alla recitazione, di seguire il flusso e leggere molto. Perchè agli attori meno dici, meglio è”.

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